L’incontinenza urinaria da sforzo (IUS) è l’involontaria perdita di urine durante gli sforzi come il tossire, lo starnutire, il sollevare pesi, il ridere, o il fare esercizio fisico.
Si tratta di una situazione di estremo disagio, soprattutto dal punto di vista sociale e relazionale, che colpisce entrambi i sessi ma in prevalenza le donne (10-20%).
La capacità di trattenere e poi eliminare le urine richiede una complessa serie di attività che interessano il cervello, la vescica, l’uretra (canale che consente il passaggio dell’urina dalla vescica urinaria all’esterno), i muscoli e i nervi del pavimento pelvico. L’urina prodotta dai reni giunge in vescica attraverso dei canali chiamati ureteri. Il rilasciamento del muscolo vescicale (detrusore) e la contrazione del muscolo uretrale (sfintere) permette alla vescica di riempirsi e trattenere l’urina. Quando la vescica si riempie oltre un certo livello, si avverte lo stimolo a urinare. Quando si raggiunge un luogo adeguato per urinare, il cervello segnala al muscolo detrusore di contrarsi ed allo sfintere uretrale di rilassarsi, permettendo così la fuoriuscita di urina.
La vescica generalmente necessita di essere svuotata circa 6-7 volte durante il giorno (di cui una può essere durante la notte). L’uretra e la vescica sono supportate dai muscoli del pavimento pelvico, che si contraggono durante la tosse, lo starnuto e l’esercizio fisico allo scopo di prevenire le perdite.
Un mal funzionamento del muscolo vescicale, dello sfintere uretrale o dei muscoli del pavimento pelvico così come uno scarso supporto legamentoso possono causare una perdita involontaria di urina.
Le cause dell’incontinenza possono essere molteplici, le principali sono:
È possibile prevenire l’incontinenza adottando un corretto stile di vita: cercare di bere abbastanza (circa 1-1,5l), mantenere un peso nella norma ed evitare drastiche perdite di peso, evitare la stitichezza e smettere di fumare, fare un’attività fisica moderata.
Un’attenta anamnesi e un approfondito esame obiettivo sono fondamentali. Un urologo o il ginecologo può porre al paziente domande circa le abitudini individuali e può raccogliere informazioni relative alla storia medica personale e familiare. La modalità di perdita del controllo minzionale suggerisce il tipo di incontinenza affrontato.
L’esame fisico si concentra sulla ricerca di segni di particolari condizioni mediche che causano incontinenza; possono essere eseguite analisi ematochimiche e delle urine, per riscontrare prove di infezione, calcoli urinari o altre cause che contribuiscono all’incontinenza urinaria. Se i risultati suggeriscono che sia necessaria un’ulteriore valutazione, possono essere raccomandate indagini come la cistoscopia o l’urodinamica, eseguite per misurare la capacità della vescica, il flusso di urina e il residuo post minzionale, oltre a stabilire il mal funzionamento dei muscoli pelvici.
Lo specialista potrà inoltre prescrivere una terapia farmacologica qualora necessaria, come l’applicazione di estrogeni topici (ovuli/gel) per migliorare lo stato delle mucose.
Una adeguata rieducazione della muscolatura (pelvica ed addominale in primis) è indispensabile per migliorare e spesso risolvere l’incontinenza da sforzo.
Gli esercizi appresi vanno eseguiti con costanza per almeno 3-6 mesi, associati a cambiamenti nello stile di vita e a strategie comportamentali.
In caso di necessità può essere impiegata l’elettrostimolazione e il biofeedback, per supportare la muscolatura indebolita, migliorare la consapevolezza e la trofia dei tessuti.
Lo staff fisioterapico
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